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      All'essempio della palla che si sommerge cadendo in acqua, dico che ella con la sua gravità operatrice cerca di avvicinarsi quanto più può al centro, e coll'impeto concepito nel discendere fende l'acqua senza interrompere il suo moto; la quale, essendo di natura più grave del legno, va sempre resistendo, e si avanza di modo che nel discendere vince, e la palla con la sua levità finalmente sovrasta; onde non avendo il legno predetto per suo luogo ultimato l'acqua, nè essendo semplicemente leve, ma rispectivo, con gravità congiunta, e con mistura varia de gli elementi, non è alcun inconveniente che in una pugna ed opposizione di altri corpi sortisca diversità di moti, tanto più che i moti ed altri accidenti simili sono facilissimamente producibili e variabili, e molto più secondo voi che gli annoverate, tra i respettivi.
      Tornate pur di novo (a car. 244) ardentemente ad inculcare l'esperienze del senso, ove si fonda la dottrina Aristotelica e Tolemaica, con dire che commettono equivoci e paralogismi, come credete aver mostrato di sopra, e la vostra, con quella di Aristarco Samio già e poi di Nicolò Copernico, abbia sensate infallibili esperienze; e dall'altro canto dite che il senso non conosce i moti circolari dell'aria e della Terra, sopra i quali è fabricata tutta la vostra machina, con essempi di quei che sono rinchiusi in una barca; e da i suppositi insensibili, incerti, non dimostrati, non venite nè anco a niuna cognizione sensitiva, ma dalla supposita arguite che quel che si vede e crede esser moto retto di cadenti, sia circolare non conosciuto: e così ne i progressi delle vostre speculazioni non procedete da principii noti, nè dagli ignoti ed imaginarii concludete alcuna cosa evidente.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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