Io però non ho pur minimo pensiero di detrarre alle vostre fatiche, di scemare un punto di quanto giustamente vi si conviene; discorro solamente, e vi concedo quanto circa di questo volete. Siano state dunque assertivamente, e senza controversia nella region celeste le stelle nove: che perciò voi pretendete da questo? che fussero (dite) di natura celeste; ed è la prima conseguenza. Circa la quale io non sento nè repugnanza nè disconcio alcuno alle nostre dottrine in concedervela; anzi, supposto che quelle stelle fussero realmente in cielo, io tengo per certissimo che fossero di natura celeste, e di quella istessa condizione che sono l'altre, come le cose che sono in Terra ritengono del terrestre, ed ogni corpo naturalmente locato ha in qualche modo convenienza col suo proprio luogo. Oltre che, essendo state del tutto simili all'altre, se l'altre sono celesti, anco queste dovranno esser tali; la qual simiglianza (per quanto dicono) è stata conosciuta dal lume, dal moto, dalla figura, dal sito, etc.: il qual modo di filosofare a posteriori è vero, unico e concludente, e senza di cui non distingueressimo il cavallo dal leone, il bue dal cervo, etc. Non siamo per tanto, circa le sudette opinioni, discordi: l'importanza sta nella conseguenza seconda, circa la quale se ben ho parlato ancora più avanti, non sarà però inutile supplire a quanto resta. Con questa, dunque, credete atterrar e distruggere una delle più nobili parti della peripatetica filosofia. Se le predette stelle (inferite) sono state situate nel cielo e sono parimente state di natura celeste, ed apparvero per un tempo e poi disparvero, dunque si erano generate novamente nell'apparire, e nel disparir si corruppero, onde la loro natura è generabile e corruttibile, anzi di fatto generata pria e poi corrotta; sarà anco generabile e corruttibile il cielo, già che il tutto partecipa la natura e condizione delle sue parti, massime dell'integrali, e specialmente circa questi affetti di generabilità e corruttibilità: anzi se le stelle, parti del cielo più nobili, più dense, più tenaci, e per conseguente di maggior resistenza, così facilmente si generano e si corrompono, con più agevolezza l'altre parti più ignobili, più rare, men tenaci e di minor resistenza, saranno soggette a questa variabilità; ed in somma sarà tutta la celeste machina corruttibile, non trovandosi il tutto fuor delle sue parti, nè potendosi assignar parte che non sia, per le ragioni allegate, corruttibile.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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Terra
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