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      Talchè il vedersi più spesso e più spesso ascondersi le Medicee che l'altre, non arguisce nè anco in sogno che quelle si corrompano, e queste solo si appresentino e si occultino. L'argomento reale è questo: si veggono le stelle Medicee in tanto tempo, e per tanto non si veggono, mercè del moto proprio dell'epiciclo da cui sono raggirate; dunque le stelle che apparvero nel firmamento e per longo tempo, nè, a memoria di uomini, si son viste altre volte e poisono sparite, hanno epiciclo di altro moto, e tale qual può ragionevolmente bastare a mostrarle nel modo predetto: ed in questa maniera argomentarete per similitudine fra le cose simili, e non fra simili dal dissimile, che racchiude termini impertinenti e ripugnanti anco ad imaginaria conseguenza. In oltre, è cosa probabile che quelle che apparvero fussero assai maggiori delle Medicee, e per conseguente più difficili al generarsi ed al corrompersi, sì che per proporzione queste in più breve tempo, e giusto quando si veggono e si occultano, potriano sortir novo essere e tornarlo a perderlo, come dite di quelle: la qual cosa però non volete voi, e molto meno i Peripatetici, anzi (come ho pur detto), che solo dal vario lume ciò accaggia, come io stimo per certo: e perchè non così in quell'altre? di grazia venitene alle cagioni particolari, se non volete che siano i vostri dogmi fregiati col titolo più tosto di vana loquacità che di ponderata filosofia(364). Dovreste con fondamenti esplicare in qual maniera si generorno e si corruppero quelle stelle celesti.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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