Voi volete che ella sia da quell'orbe portata nel spazio di un anno, forse nel modo che noi diciamo che sono dalle proprie sfere portati i pianeti e l'altre stelle. Se vi ricordaste di qual condizione abbiate statuito i vostri cieli, pensereste meglio a dar tal moto, con tal fondamento, alla Terra, ed insieme all'orbe della Luna ed agli elementi. Come potete imaginarvi, non che tener per certo, che da un corpo tenue, rarissimo e cedente più dell'aria, sia spinto e portato un corpo solidissimo, qual è quel della Terra e della Luna? chi potria sognarsi giamai che l'aria portasse seco in giro regolarmente un sasso sospeso in essa?[72] e pur questo sarebbe meno inconveniente e meno impossibile: conciosiachè il sasso pensile, fuora del proprio luogo, non avrebbe molta resistenza all'altrui agitazione; ma la Terra, trovandosi nel suo luogo naturale determinato (già anco secondo voi son tutti i corpi naturali nel sito ove gli è dalla natura prefisso), non sarebbe alla vertigine di tal, più raro e per conseguente men vigoroso di essa, mobile. Un carro nella velocità del suo corso eccita parimente l'aria; ma mai, o poco e difficilmente, occorre l'opposito. La Terra istessa (pur come avete detto voi) rapisce seco l'aria, per esser più dell'aria soda; ma non avete saputo dir giamai che l'aria sia bastante a mover la Terra e portarla: e pur è seco contigua, e pur più denza, onde più efficace, de i cieli; come dunque quell'orbe, più raro e più debile, è atto a far questo? Io non dico che ciò sia difficile perchè la Terra si opponghi col peso, tendendo all'ingiù come il sasso, già che, essendo nel proprio luogo, è lontana da questa azzione; ma ciò riferisco alla sua mole, alla sua resistenza, alla solidità grande di essa.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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