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      E se voi diceste che nelle viscere della Terra e ne i luoghi più riconditi ve ne sia in copia grandissima, e forse tutta la massa, io vi dirò di no, e sarà più credibile; nè voi lo confirmarete con esperienze nè con ragioni più di quel che potrò far io. Che la calamita naturalmente si aggiri intorno a i poli, io vi dico che è più probabile assai che il cielo nelle parti polari abbia virtù di attrar quella, che non quella di moversi a lui, nel modo appunto che diciamo che ella attrae il ferro, non che il ferro si mova a lei, che il Sole attraa i vapori, etc.; e così uno solo sia il suo moto naturale semplice di gravità, dall'elemento predominante; gli altri siano estranei e quasi violenti, come pur quei del ferro e de i vapori. Nè per far varietà di questi moti è necessario che, a guisa di un altro elemento, concorra alla composizione di misti il cielo; basta che sia causa effettiva, la quale per sè stessa, o per virtù impressa nel medesimo genere, opera e move; e si vede in tutti gli moti animali, ne i quali gli elementi non hanno parte alcuna, se non forse recettiva e fondamentale, ma vien direttamente dall'anima, e la virtù fu dal seme: a simiglianza di quali anco nelle cose inanimate sono virtù innumerabili operative ed efficacissime, che da più alta origine dipendono che da gli elementi; e non ha dubio alcuno che, parlando genericamente e da persone a cui le proprie cagioni adeguate sono incognite, non si può ridur ad altro principio la diversità e convenevolezza dell'opre, dell'unione e della discordia, che ad una simpatia over antipatia fra gli agenti e pazienti.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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