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      Ma qui vi voglio: e cominciamo pur a filosofar intorno a ciò saldamente. L'orbe magno è cielo, l'orbe della Luna è cielo: son dunque rari e cedenti, onde nell'urto si mischiano e si confondono, più tosto che regolatamente si aggirino. Di più, se l'orbe della Luna è quello che riceve immediatamente le ritardazioni (come avete necessariamente da dire, e come è ritratto nella figura ed espressamente si tira per conseguenza), dall'orbe della Luna ha da venir in Terra questa ritardazione per mezo de gli elementi, che gli son più vicini, onde l'ultima a participarne sarà la Terra: e così prima da questi urti, intoppi o ritardamenti, sarà agitata l'acqua che la Terra, e l'acqua più tosto moverà la Terra, se sia possibile, che all'opposito: oltra l'impossibilità, toccata poco di sopra, di communicarsi dal sommo all'imo questa fluttuazione ne i corpi fluidi e rari, che è considerazione non di poco momento. Nè similmente l'effetto che pretendete succederebbe; conciosia che la Terra, scossa, solida e continuata, non si agiterebbe difformemente nelle parti, come è stato detto, se fusse toccata immediate dall'orbe magno, perchè in ciò nulla sarebbe la differenza. Tralascio di dire perchè in sei ore sia il flusso ordinario, almeno in questo nostro Mare Adriatico, e sei il reflusso, essendo la ragion dell'impedimento e la distanza dell'orbe magno impeditivo eguale in due metà, onde dovrebbe esser di dodeci ore l'uno e di dodeci l'altro. E se con tanta piacevolezza nel flusso scorre l'acqua verso il continente, ed ivi è nel luogo suo naturale come prima, e l'altro intoppo non è successo, perchè qui non si ferma?


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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