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      IL FINE.
     
     
      Voi, Sig. Rocco, mi forzate a darvi ogni satisfazione in molti luoghi del vostro libro, ma, in particolare alla fac. 195, dove, con certa quasi comminazione, mi dite cosi: Di grazia(370), venite alle cagioni particolari, se non volete che i vostri dogmi siano fregiati col titolo più tosto di vana loquacità che di ponderata filosofia; e nella seguente faccia con termine più modesto più mi provocate a rispondervi, dicendo: Mostratemi, vi prego, caro Sig. Galileo (chè non ho in verità, non ho, per Dio, altro fine che d'imparare), mostratemi i grandi assurdi di questa posizione (che abbozzo, che accenno solamente, e ne lascio il compimento a chi più sa), e perchè tanti giri etc. Però, per vostra satisfazione, state attento ed imparate, perchè veramente(371) ne avete bisogno grande.
      Avendo voi in questa ottava Esercitazione conceduto, le due apparenze del 72 e del 604 (dette comunemente stelle nuove) essere state veramente nella parte celeste e tra le stelle del firmamento, e volendo(372) pur mantenere che dall'esser loro improvisamente comparite(373), e poi dopo molti mesi sparite, non si possa ragionevolmente inferire, la sostanza celeste esser soggetta all'alterazioni, generazioni, corruzioni etc., scrivete(374) così a fac. 193, verso il fine: E chi direbbe mai giudiziosamente: "La tal cosa si è da noi nuovamente vista, adunque si è nuovamente generata? si è tolta di vista, adunque si è corrotta?" è forse indistintamente l'istesso il comparire col generarsi, il disparire col dissolversi?


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





Mostratemi Dio Esercitazione