196, e con miglior proposito potrei dire: Poveretto Aristotile, quanto vi compatisco! Ed avvertite a non voler ricoprire la nota, che già gli avete imposta, con qualche distinzione o con altro(381) mendicato refugio, chè v'assicuro che lo precipiterete(382) senza sua colpa in baratri sempre maggiori; ma da vero filosofo, e filosofo peripatetico, confessate, che se Aristotile vedesse queste e le altre(383) mutazioni che si fanno in cielo, le quali ad esso furono(384) ignote ed inimaginabili, riceverebbe assai più volentieri me per suo scolare e seguace che voi, poichè io antepongo i suoi dogmi certissimi alle sue proposizioni opinabili, e voi per mantener queste refiutate quelli, cioè posponete le sensate esperienze alle opinabili conietture. Ma seguitiamo avanti.
Voi, parendovi di aver trovato la inchiodatura di sostenere quello che Aristotile assolutamente deporrebbe, dite che non mancano maniere di salvare la comparsa e l'occultazione di esse stelle nuove, e per mia maggior mortificazione dite che io medesimo l'avevo alle mani, e scrivete così: Non date voi queste medesime apparizioni e nascondimenti alle(385) stelle Medicee, senza che si generino e si corrompano(386), ma solamente col volgersi nell'epiciclo intorno a Giove, e col restare ora luminose dal Sole, ora dall'assenza di esso tenebrose ed invisibili? È vero, Sig. Rocco, che io do l'apparizione e l'occultazione(387) alle stelle Medicee(388); e per questo, sapendo voi che tal cosa non mi era ignota, dovevi con termine più cortese dedurne in conseguenza che io conoscevo, simile apparizione ed occultazione non si poter adattare alle due stelle nuove, e non più presto che, come poco avveduto, io non avessi penetrato colà dove arriva la vostra perspicacità: la quale in questo caso (e siami lecito parlare con libertà, mentre voi da me, come da maestro, cercate(389) di imparare) ha gran bisogno d'esser assottigliata, perchè, per quanto mostra il vostro modo di parlare, voi sin qui non bene avete penetrato come(390) vada il negozio delle Medicee circa lo scoprirsi ed ascondersi; il quale, quando l'averete compreso, vedrete quanto sia lontano al potersi adattare al fatto delle stelle nuove.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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