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      È vero che io ho proferito e l'una e l'altra proposizione; ma di dove cavate voi che io abbia mai stimato o detto che una di queste nuove impressioni abbia che fare o convenga con le antiche e vere stelle altro che nel nome? Il nome, dunque, appresso di voi si tira in conseguenza l'identità della sostanza? Oh, Signor mio, non chiamate voi ancora stella quella piccola(429) macchietta bianca per la quale un cavallo si dice stellato in fronte? non si nomina stella(430) la girella dello sperone? niuna di queste è che differisca più da una reale stella del cielo, di quel che differiscono le due dette stelle nuove. Se io dico dunque, ed ho detto, che apparisce farsi delle(431) generazioni e delle corruzioni(432), non ho però detto generarsi reali stelle, e molto meno corrompersi; anzi ho detto, e replico ancora, che qualsivoglia materia niente o poco trasparente, cioè in somma che sia visibile, esposta in cielo a i raggi del Sole, ci apparirà(433) splendente come una stella. Levate dunque a me l'attributo di contradittore a me stesso, ed a voi applicate quello che più convenga, che io non intendo disgustarvi.
      Seguite poi, e con piacevolezza portate la diversità che io potrei addurre tra le antiche e le moderne stelle, come cosa delle più belle che io potessi mai dire: il qual pensiero, benchè veramente non mi sia mai caduto in mente, tuttavia è tanto saporito che non lo voglio recusare; e benchè il sale col quale voi lo condite sia alquanto austeretto(434), ad ogni modo sento che fa in me quell'effetto che fa il solletico, che, se bene con qualche repugnanza si sopporta(435), tuttavia più con piacere(436) provoca il riso.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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