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      2. E qui devo, nel secondo luogo, avvertirvi acciò inutilmente non vi attaccassi, per difesa di Aristotile, a dire che egli intese nella sua proposizione de' mobili di gravità in specie diverse(457), perchè, prima, ei non lo dice, come sarebbe stato necessario; anzi manifestamente parla egli de' gravi differenti in peso non per diversità di materia, ma solamente per la differente grandezza, come è manifesto nel testo 74 del 4° della Fisica, così scrivendo: Videmus enim, ea quae maiorem impetum habent aut gravitatis aut levitatis, si quo ad alia similiter se habeant(458) figuris, citius ferri per aequale spatium, et secundum rationem quam habent magnitudines ad invicem: ed avendo, in altro luogo di sopra, detto quam habent gravitates, si vede apertamente che egli parla delle materie egualmente gravi in specie; perchè aver la medesima proporzione in gravità che in grandezza, non accade se non a i corpi(459) di egual gravità in specie.
      3. Oltre che (e sia(460) per il vostro terzo avvertimento) neanche le materie di diverse gravità in specie ritengono nelle velocità loro la proporzione de' pesi, sì che una palla, v. g., d'oro, che pesasse 40 volte più di una di abeto di mole eguale, deva muoversi quaranta volte più veloce di quella, passando un'altezza di 200 braccia nel tempo che l'altra a pena ne avesse scese cinque, onde l'oro avesse anticipato il legno di 195 braccia; perchè, Sig. Rocco mio, non solo non l'anteciperà di 195 nella scesa di 200 braccia, ma sicuramente nè anche di due(461), nè forse d'uno; e questo sì che vi giugnerà molto nuovo: ma se saranno della medesima materia, o di materie di egual gravità in specie, delle quali parla Aristotile, pesi pur l'una 40 libbre(462) e l'altra una sola, che nelle velocità saranno pari, se altra cagione che gravità non s'interpone.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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