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      E più potete notare(494), per vostro ammaestramento, quanto sia falso che nella da voi circonscritta ragione, sopra la quale dite fondarsi le misure de i pesi, si assuma per fondamento che le velocità seguitino la proporzione delle gravità; che, per l'opposito, conviene che quelle abbino contraria proporzione, o che quanto un mobile è più grave dell'altro, tanto la sua velocità sia più tarda. Vedete, Sig. Rocco, se è possibile allontanarsi dal vero più di quello che fanno i vostri discorsi. Ma seguitiamo pure di ventilare la vostra ottava vanità, con due compagne appresso.
      8. Voi dite che lo spazio delle cento braccia vien passato da i due mobili, l'uno cento volte più veloce dell'altro, in così breve tempo, che non può dalla vista esser con sì fatte proporzioni diviso; anzi che, per esser ella debole, ne i moti velocissimi, qual sarebbe quello di una palla di una bombarda, non scorge diversità alcuna di tempo tra l'uscita del pezzo e l'arrivo allo scopo, ancorchè per grande spazio lontano. Concedavisi questo, e più che la velocità è tanta, che la palla nel suo corso fugge totalmente la vista: ma sentite, in grazia, ciò che ha da fare questa vostra considerazione col proposito del quale si tratta; e ditemi se quella palla che, spinta dal fuoco, resta, per la sua velocità, inosservabile(495) e del tutto invisibile, sarebbe ancor tale nel cadere dall'altezza di cento braccia, partendosi dalla quiete e scendendo col moto semplice, suo naturale. Bisogna che diciate di no, se non volete avere in contrario gli occhi di tutti gli altri uomini, che senza dubbio la veggono(496), e conviene anco che confessiate, il tempo della sua caduta esser molto ben considerabile e partibile: e però voi ancora nel camminare di buon passo, ed anco nel correre, potete, come qualunque (497)altr'uomo, distinguere, ed anco numerare, i passi che fate.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069