Mi dichiaro per il Sig. Rocco. Sia l'acqua 10 volte più crassa e resistente dell'aria, e scenda una palla d'abeto con venti gradi di velocità per l'aria; e perchè tal velocità è decupla della velocità di due gradi, sì come decupla è la corpulenza dell'acqua di quella dell'aria, adunque la palla d'abeto scenderà per l'acqua(619) con dua gradi di velocità: ma non scende con alcuno: adunque l'assunto d'Aristotile è falso. Sento la ritirata del Peripatetico, che dice che Aristotile parla di quei mobili che scendono nell'un mezzo e nell'altro, e non di quelli(620) che scendono in un mezzo sì e nell'altro(621) no: ritirata che par qualche cosa(622) in vista, ma in effetto è nulla. E lascio star di dichiarare come Aristotile non potrebbe concludere il moto istantaneo nel vacuo, di quei mobili che scendessero nell'aria e nell'acqua galleggiassero, e domando se(623) si potrebbe trovare un mobile che nell'acqua scendesse con due gradi di velocità. Credo pure che converrà dire di sì, e confessare appresso che tal mobile sarebbe più grave dell'abeto: sia, per esempio, una palla d'ebano. Ora, se la velocità di questa palla nell'acqua, che(624) ha 10 di corpulenza, è di due gradi, qual sarà la velocità sua nell'aria, 10 volte men grossa dell'(625)acqua? Convien rispondere, dover essere, per la regola d'Aristotile, 20 gradi: ma 20 gradi si suppone esser per aria anco la velocità dell'abeto: adunque le due palle d'ebano e d'abeto, tanto differenti in gravità, si moveranno nell'istesso mezzo, cioè nell'aria, con pari velocità. Vedete, Sig.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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