Rocco, a che passi conducono(626) le zoppicanti supposizioni: e però concludete che le velocità del medesimo mobile in diversi mezzi si regolano non con le corpulenze(627) de' mezzi, ma con gli eccessi della gravità assoluta del mobile sopra la gravità de' mezzi, li quali detraggono sempre dalla gravità del mobile, e però dalla sua velocità; la qual velocità nel mezzo che nulla gli sottraesse di gravità resterebbe non infinita, ma bene intera
e non diminuita; e però tutti i mobili eserciterebbono la loro naturale(628) velocità solo nel vacuo, e non in alcuno degli spazii pieni, li quali, detraendo sempre della gravità de' mobili, scemano la lor velocità, e con gli altri sopranominati impedimenti la conturbano.
Restaci finalmente da spuntar lo scoglio più duro, e mostrare da quali sorte di conietture (già che l'esperienza è forse impossibile a farsi) io mi sia lasciato indurre a poter credere, le innate velocità di tutti i mobili dovere essere nel vacuo tra di loro tutte simili(629) ed eguali, crescenti però continuamente in duplicata proporzione de' tempi. Ha la mia coniettura auto fondamento sopra certo effetto che si osserva tra le velocità(630) de' mobili di diversa gravità(631) ne' mezzi pieni: il quale è, che le velocità dette si fanno più e più differenti, secondo che i mezzi si fanno più gravi. L'oro, gravissimo sopra tutte le materie da noi conosciute, esso solo descende nell'argento vivo(632), dove tutti gli altri metalli galleggiano; però è manifesto potersi fare un misto d'oro e d'argento tale, che lentissimamente scenda nel(633) mercurio, sì che la profondità, per esempio, d'un braccio, che l'oro puro passa in una battuta di polso, il misto non la passasse in manco di 50 o di 100: ma poi se noi faremo scendere li medesimi(634) mobili nell'acqua, l'oro schietto(635) non arriverà al fondo di 4 braccia la decima parte del tempo prima del misto; nell'aria poi, in 100 braccia d'altezza, non si potrà distinguere anticipazione alcuna di tempo o d'intervallo.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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