E tanto basti per ora aver notato sopra a queste poche conclusioni d'Aristotile e vostre, tra le moltissime attenenti al moto locale: e doppo che avrete, Sig. Rocco, bene bene esaminati ponderati e paragonati insieme i vostri discorsi con i miei, e ridottovi a memoria il detto del Filosofo, che ignorato motu ignoratur natura, giudicate con giusta lance qual de' dua modi di filosofare cammini più a segno, o il vostro, fisico puro e semplice bene, o il mio, condito con qualche spruzzo di matematica; e nell'istesso tempo considerate chi più giustamente(653) discorreva, o Platone, nel dire che senza la matematica non si poteva apprender la filosofia, o Aristotile, nel tassare il(654) medesimo Platone per troppo studio(655) nella geometria.
Per la fac. 170 e 177(656).
Ma passiamo pure a considerare quello che scrivete, Sig. Rocco mio, nelle 2(657) seguenti facciate: concetti(658) composti di parole matematiche, ma tali che io, che ne fo professione e che ho inteso quello che scrivono Euclide, Apollonio(659), Archimede, Tolomeo ed altri molti celebri autori, non ne so trar costrutto alcuno. E perchè io credo che voi concorriate meco in ammettere che uno che voglia(660) parlare di un'arte difficile in sè stessa e da sè mai non studiata non possa fuggire(661) il dir cose fuor del caso ed inintelligibili da chi le ascolta, però, se voi vi metterete le mani(662) al petto e, facendo un soliloquio, v'anderete rammemorando ed esaminando lo studio che averete fatto(663) intorno a queste matematiche scienze, certo non mi attribuirete ad(664) ottusità di cervello il non trar costrutto dalle cose da voi in cotal materia proferite.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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