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      Aprite, di grazia, gli occhi a quella luce stata forse celata fin qui, e scorgete(679) chiaramente che il continuo è divisibile in parti sempre divisibili, sol perchè costa d'indivisibili: imperò che se la divisione e suddivisione si ha da poter continuar sempre, bisogna necessariamente che la moltitudine delle parti sia tale che già mai non si possa superare; e sono(680) dunque le parti infinite, altrimenti la divisione si finirebbe; e se sono infinite, bisogna che non siano quante, perchè infiniti quanti compongono un quanto infinito, e noi parliamo(681) di quanti terminati: e però gli altissimi ed ultimi, anzi primi(682), componenti del continuo sono indivisibili infiniti. Non vedete voi che il dire che il continuo costa di parti sempre divisibili(683), importa che, dividendo e suddividendo, non si arrivi mai a' primi componenti? I primi componenti, dunque, sono quelli che non sono più divisibili, ed i non più divisibili sono gl'indivisibili.
      Qui sogliono farsi innanzi i filosofanti, con atti e con potenze, dicendo, le parti divisibili nel continuo essere infinite in potenza, ma sempre finite in atto: fuga che può essere che essi l'intendino e vi si quietino, ma io veramente non ne so cavar costrutto veruno; ma forse il Sig. Rocco me ne farà capace. Onde io domando, in qual maniera in una linea lunga quattro palmi siano contenute quattro parti, cioè quattro linee di un palmo l'una; dico se vi sono contenute in atto, o in potenza solamente. Se mi dirà, contenersi in(684) potenza solamente, mentre non sono divise o segnate, ed in atto poi quando si tagliano, io pur gli proverrò che parti quante nè in atto nè in potenza possono essere infinite nella linea.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069