Io pensava non impir meza faccia di carta, et tamen mi son lasciato trasportar fin a questo termine, che eccedendolo sarebbe fastidirla, et mi si potrebbe opponer che io volessi instruere Minervam. V. S. Ecc.ma mi ami et mi commandi.
Di V.a, a 28 Marzo 1593.
Di V. S. Ecc.maAff.mo fratello per servirla sempre
Giacomo Contarini.
49.
LIVIA GALILEI a GALILEO in Padova.
Firenze, 1° maggio 1593.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal, P. I, T. XIII, car. 5. - Autografa.
Amantisimo fratello,
Addì pimo di maggo. 1593(100).
Venedo chostì la nostra Lena(101), non mi sarei mai tenuta che io non v'avessi scricto questi quatro verssi, dandovi nuove di me: e se bene la Signoria Vostra non si cura di sapere di me, io mi curo di sapere di voi, che non ò altro bene che Vosignioria; e però la prego a volermi fare gratia di volermi rispondere, acò che io abia questo pocho di chonteto: e se bene Vosignioria scrive a nostra madre, lei non me le porta mai; mi dice bene: El vostro fratello vi si rachomanda: e per lei ò initeso come la Signioria Vostra manda Michelagnolo(102) iniPolonia. Io n'ò auto grandisimo dispiacere; poi mi conforto e dico così: Se fusi lato pericoloso, voi non ve lo manderesti, perchè so che li avete affetione. E più ò inteso come ell vostro ritorno sarà presto, che mi pare mile anni; e di gratia richodatevi di recharmi da fare una vesta, che n'ò bisognio pure asai. E con questo farò fine, restando sempe al comando di Vostra Signioria. Nostra madre e la Verginia(103) vi si racomanda, e 'l simile fa S.a Clarice e S.a Contessa; e io senza mai fine mi vi ofero e rachomado.
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