Par di no; perchè, adonque doi mobili di specie diversa, da ugual forza spenti, anderanno all'istesso termine con l'istessa velocità. Se un dicesse: La forza 12 muoverà l'argento et l'oro all'istesso termine non con la stessa velocità; perchè no? se ambi dua sono capaci anco di maggiore che quella qual 12 li può comunicare?
Non obligo V. S. a risposta: solo per non mandar questa carta bianca, la quale haveva già appetito peripatetico d'essere impita di questi carateri, l'ho voluta contentare, come l'agente fa alla materia prima. Adonque qui farò fine: et li bascio la mano.
Di Vinetia, il 9 Ottobre 1604.
Di V. S. Ecc.maAff.mo Ser.re
F. Paulo di Vinetia.
Fuori: All'Ecc.mo Sig.re mio P.rone Osservan.oIl S.re Galileo Galilei, Matematico.
Padova,
alli Vignali del Santo.
105.
GALILEO a PAOLO SARPI in Venezia.
Padova, 16 ottobre 1604.
Bibl. Universitaria di Pisa, nella Sala di Lettura. - Autografa.
Molto Rev.do Sig.re et Pad.ne Col.mo
[vedi figura 105.gif]Ripensando circa le cose del moto, nelle quali, per dimostrare li accidenti da me osservati, mi mancava principio totalmente indubitabile da poter porlo per assioma, mi son ridotto ad una proposizione la quale ha molto del naturale et dell'evidente; et questa supposta, dimostro poi il resto, cioè gli spazzii passati dal moto naturale esser in proporzione doppia dei tempi, et per conseguenza gli spazii passati in tempi eguali esser come i numeri impari ab unitate, et le altre cose. Et il principio è questo: che il mobile naturale vadia crescendo di velocità con quella proportione che si discosta dal principio del suo moto; come, v. g., cadendo il grave dal termine a per la linea abcd, suppongo che il grado di velocità che ha in c al grado di velocità che hebbe in b esser come la distanza ca alla distanza ba, et così conseguentemente in d haver grado di velocità maggiore che in c secondo che la distanza da è maggiore della ca(222).
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