Tuttavia, perchè dal'altro canto l'istesso filosofo in altro loco m'inanima, dicendo che è meglio et più dilettevol cosa haver cognitione, benchè lieve, superficiale et non certa, delle cose superiori et più nobili, che haver una piena et sicura scientia di queste inferiori, voglio pur sodisfar all'obligo nel quale spontaneamente mi son posto, et scriverle quello ch'io ne senta, persuadendomi che lei non debba già, attribuendo questo a tropp'ardir et temerità, burlarsi di me come che, quasi nuovo Icaro, Fetonte o Prometeo, tenti salir al Cielo, donde poi non ne riporti altro che, o come doi, morti nell'acque o nel foco, o, come l'altro, perpetua pena nell'esser lacerato da un rostro d'avoltoio; perchè, se bene il parer, ch'io son per apportare, queste pene meritasse, confido che o lo tenerà così fattamente secreto che non gli potrà occorrer alcuno di questi incontri, o che si degnarà o con ragioni o con la sua autorità talmente proteggerlo, che sarà sicuro da ogni sinistro accidente in cui per sè stesso potesse incorrere. Scriverò dunque; et scrivendo imitarò il nostro Peripatetico, il quale delle cose dificili ha sempre più tosto voluto scriver il quid non sit, che il quid sit, fossero mo' tali o perchè infra sensum, com'è la materia prima, o perchè supra sensum, come sono tutte le inteligentie astratte e da ogni materia sensibi[le] realmente separate.
Et per cominciar hor mai, io dico che, essendo la questione che cosa sia questa luce nuovamente alli X 8bre del presente anno apparsa nel Saggittario, vicino a Giove che si era per congionger insieme con Marte, bisogna che sia luce fondata o in un corpo, et così sia reale et radicata in un soggetto solo, o in due corpi, et così sia più tosto luce intentionale et spirituale, cioè dependente dal suo producente et efficiente.
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