Circa li 15 d'Ottobre 1604, nell'occultarsi del sole, vidi improviso una nova luce, che rassembrava stella <...> a Giove, di equale a lui o di maggior grandezza, quasi con l'istesso colore, ma scintillante. Sarei stato all'hora (lo confesso), per la meraviglia, incredulo a me stesso, se ciò non havessi creduto esser fiamma altamente acesa, che comunemente si dice cometa; et forse <...> maggiormente la meraviglia, quando anco così fatto splendore potevo dubbitare che fosse novamente apparso in cielo, poi che ramentomi d'haver letto che ne l'anno 1572 un simile n'apparve in Cassiopeia. All'hora, per trovar argomento di levarmi di dubio et farmi, se non chiaro, almeno men confuso, osservai con un instromento, in ciò mediocremente opportuno, una distanza tra Marte et questa nova luce, et la vidi se non maggiore, almeno equale, quando era alta da terra, a quella distanza che presi per due hore doppo, ciò è nel tramontar di quella: assai chiaro argomento, per il creder mio (s'altra condittion materiale non s'interpose), ch'ella non fosse sotto il cerchio della luna, perchè in questo caso sarebbe stata maggiore la distanza ultimamente presa della prima, come dalla occlusa figura potrà osservare(251). Nella quale io suppongo, come è in vero, che Marte non habbi alcuna diversità d'aspetto, ciò è che nell'istesso loco si vegga stando nella superficie della terra come nel centro: ma qual si voglia reggion dell'aria o del foco non può haver questo, per la vicinanza sua: sì che se fosse stata nell'aria, si sarebbe veduta maggiore la distanza, et tramontar più tosto del dovere, per mio creder, per lo spacio quasi di doi gradi, ancorchè fosse stata quasi immediatamente sotto la luna, come dalle linee secanti et tangenti penso che si possi sottrare.
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