Mi scrive in oltre della spesa che ci sarà, la quale, per esser molta, non può essere ristorata con manco d'un secchio del miglior vino che si sia fatto questo o l'anno passato in coteste parti; il quale tanto(294) più mi sarà grato, quanto che lo domando nel fervor della febre, et in un anno che le tempeste hanno ruvinato tutte l'uve di queste contrade. Non so se V. S. Ill.ma, o i padroni de' compassi, habbino cognizione della misura del secchio(295): però io gli dirò che è tanta, che quattro buoni compagni in una sentata ne vederebbero il fondo; ma a me basterà un mese, perchè lo beverò parchissimamente. Il vino non lo domando a lei se non come procuratore, perchè il richiedere direttamente vino a chi beve acqua, oltre allo sproposito, sarebbe con pregiudicio della sua bontà.
Ho presa questa baldezza con la cortesia di V. S. Ill.ma di pascere l'immaginatione con questi discorsi di Bacco, mentre che la febre malamente mi rasciuga di dentro. Mi scusi e mi perdoni; e quando io possa scrivere di proprio pugno, haverò da conferir seco qualche speculazione intorno al moto. In tanto le baccio con ogni maggior riverenza le mani, et insieme all'Ill.ma e Generosissima Sig.ra sua consorte e suoi figli, a i quali tutti conceda il Signore somma felicità.
Di Padova, il dì 27 d'Ottobre 1606.
Di V. S. Ill.maServit.e Obbligatis.mo
Galileo Galilei.
145*.
GIOVAN FRANCESCO SAGREDO a GALILEO in Padova.
Palmanova, 23 novembre 1606.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXXVIII, n.° 32. - Autografa la firma.
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