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      Dopoi ho datto l'assalto a Tolomeo, ma son restato intricato al primo corrollario del capitolo duodecimo: se V. S. mi vole favorire con darmi qualche lume, infilzarò quest'obligo con gli altri. Ho datto di piglio alli Elementi Sferici di Theo[dosio], et insieme ho cavati gli piedi dalle sette prime propositioni di Archimede De iis que vehuntur in aqua: all'ottava, starò aspettando in luce il trattato suo De centro gravitatis solidorum, il quale alla detta materia mi pare necessario. Gli miei discepoli adorano le rare virtù, et a' nostri secoli uniche, di V. S., delle quali spesso ne faccio quella che io posso mentione.
      Mi è poi occorso, a giorni passati, sfogar un pensier mio circa la ragione d'Aristotile addotta per confirmar l'eternità del moto, la quale conclude esser stato il moto avanti il primo moto del'aversario; e perchè a questo m'indusse la definitione del moto dattami da V. S., cioè che il moto non sia altro che una mutatione di una cosa in relatione a un' altra, ho fatto disegno, come si sia, mandarne copia a V. S., acciò, se ci è bisogno di anullatione o di correttione, si degni compiacermene.
      Supposto donque da Aristotile che a principiar il moto è necessario che preceda la essistentia del movente e mobile, segue dicendo: O che questi sono fatti, o eterni: se eterni, perchè non si faceva il moto? se fatti, adonque per moto: talchè era il moto avanti il moto. Che questa sia una consequenza stroppiata, io lo provo, proposti prima e confirmati doi lemmi, verissimi non solo da sè, ma nella dottrina istessa d'Aristotile.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume X. Carteggio 1574-1610
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 710

   





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