V. S. ha cagione di voler bene al Cav.r Ferdinando, mio nipote, non perchè in lui siano quelle qualità che V. S., ingannata, facilmente le par di conoscerci, ma perchè, conoscendo esso molto bene le virtù singolari che sono in lei, l'ama anche et osserva singolarmente, et le bacia le mani. Ho salutato, come V. S. mi scrive, il S.r Piovano(325), et datogli a leggere il libretto, con patto che lo faccia vedere a qualcun altro, come debbe haver fatto, non me l'havendo per ancora ristituito.
Il Landucci, suo cugnato, mi narrò il travaglio che haveva per conto della gabbella delle doti. La cosa in sè stessa, quanto all'interesse, non pareva che fosse di grande importanza; ma, o poco o assai che sia, a ciascuno incresce di pagare un debito al quale non pare di esser tenuto. Non seppi far altro, così all'improviso, in servitio suo, che ricordargli ch'andasse da parte mia a informare di questo caso il S.r Bastian Corboli, Segretario della Consulta, nella quale, si trattano simil materie. Tornò a dirmi che vi era stato, et se ne era partito molto sodisfatto; et parmi che mi dicesse ancora che se ne doveva parlar nella prima Consulta, et perchè in essa suole intervenire il Ser.o S.r P.e, pregai S. A. che, sentendone parlare, volesse raccomandare il negotio particolarmente al Dottor Cavalli, fiscale: ma facilmente la detta Consulta si dovette fare senza la presenza d'esso S.r Principe, perchè di questo caso S. A. non ne ha sentito parlare; nè io so quello che sia poi seguito, non havendo più visto il S.r Landucci, di che anche mi son maravigliato un poco.
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