Con che, agurantove da 'l cielo quella felicitè que à vorae an mi, à ve vegno, co' un bel repetton d'inchin basantove le man, à pregarve que à me vogiè ben, e à ubigarme, e sempre, pre tutti gi vuostri comandi.
Della Vostra Seg.ria lustria e cielentiss.ma
Sierviore e Gastaldo
Rovegiò bon Magon dalle Valle de fuora.(358)
178.
BELISARIO VINTA a GALILEO in Padova.
Livorno, 22 marzo 1608.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VII, car. 78. - Autografi il poscritto e la sottoscrizione.
Ill.re et molto Ecc.te S.r mio Oss.mo
Se bene ho tardato a rispondere a V. S., non ho però lasciato di far sentire più giorni sono al Ser.mo mio Padrone tutta la prima lettera di V. S.(359) sopra quel mirabil pezzo di calamita; et havendomi S. A. confermato che lo vuole in tutti i modi, et che si contenterà di convertire quei dugento scudi d'oro in cento doble, V. S. lo faccia sapere al patrone della pietra, et dica ancora dove egli desideri le cento doble. Et quanto a quel discorso che tanto ingegnosamente ha fatto intorno a detta pietra V. S. nella sua lettera, et la prova nella sua stanza con quelli ordigni et con quelle giuditiose accuratezze che ella ha avvisate, S. A. l'ha sentite attentissimamente; ma dice che forse anche da lei medesima et da altri ha uditi altre volte questi avvertimenti, et mi pare che anche l'A. S. ne sappia parlare per esperienza. Contuttociò non veggo che habbia a essere discaro che, nel mandare la pietra, l'invii preparata et ordinata come meglio paia a lei per sostenere quanto più peso le sia possibile, et che ella mandi ancora quei cilindretti d'acciaio, perchè si vegga quel maraviglioso effetto scoperto da lei in questo pezzo con specialità. Et quanto al modo dell'assettare la sudetta calamita in una cassetta, di maniera che non dimení, non si arruoti et non patisca, et ciò ch'ella manderà con essa non le nuoca, la se ne piglierà un po' di briga; et credo che bisognerà che la facciamo portare dal nostro procaccio.
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Vostra Seg Gastaldo Magon Valle Padova Padrone
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