Egli si trova ancora quivi. A me fu gratissima la maggior parte della lettera sua a me dirretta, come il sentirla assicurata dalla malatia, et che si degni honorarmi de' suoi commandi. Ben molto mi dolse della sua infirmità passata: hora, lodato Iddio. Di gracia, lei non resti scandalizato di questo mio tardo rescrivere, per scrivere poi quattro ciance sotto all'inclusa figura(399), perchè, come desiderosissimo di servirla, cercavo pure d'investigare notabil cose et sicure per rispondere a quei tre quesiti: ma il troppo assottigliare la filosofia in cotal cose mi riusciva quasi sempre in fine del pensiero più che cercare nella conchiusione di quello che proposto mi haveva; sì che di tre quesiti mi riuscivan nove dubii, et di nove dubii ne ho cavato spesso 27 difficoltà. Hor vegga V. S Ecc.ma s'io havevo bisogno del filo di Teseo per rittornar al segno onde mi ero tolto. Non ho però dubbitato entrar in tal labirinto per farli cosa grata. Mi perdoni se tardi ne riesco; et Dio sa quello ch'avrò detto di buono. Se il carattere overo il testo ha bisogno di lucidatione, non mancherò di novo commento. Et per fine li prego da N. S. la compita sanità, et li baccio le mani.
Di Verona, il dì 21 di Giugno 1608.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.moAffett.mo Servitore
Ottavio Brenzoni.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei, il Matematico dello Studio di
Padoa.
195*.
ALESSANDRO SERTINI a GALILEO [ad Artimino].
Firenze, 3 agosto 1608.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori.
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