Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IV, car. 31. - Autografa.
Ser.mo G.D.ca, mio Sig.re e Pad.ne Col.mo
Con le medesime lettere mi è arrivata l'acerba nuova della morte del Ser.mo G. D. Ferdinando, di gloriosa memoria, et l'avviso della coronazione di V. A. S.ma; onde io nell'istesso tempo mi dorrò dell'una, e mi rallegrerò dell'altro, con l'A. V. Et il dolore di sì gran perdita deve invero esser comune di tutta la Cristianità, essendo mancato un Principe, il cui prudentissimo governo era specchio a gl'altri potentati: doviamo però consolarci nel voler divino, il quale, vedendo la sua gloria esser arrivata a quel segno oltre il quale non si dà passaggio tra le grandezze terrene, l'ha volsuto condurre alla destinata beatitudine celeste, della quale non possiamo dubitare, havendo Sua Divina Maestà con lunga serie di felicissimi successi reso certo il mondo della stima che Ella faceva di un tanto Principe; et ha non meno provisto i suoi sconsolati vassalli di un presentaneo conforto, scoprendo nell'Altezza V. S.ma, tra i primi fiori dell'età sua, frutti di senno maturo, che hanno di già dato materia di far parlar di loro, e non senza stupore, a i popoli lontani; ma non già nuovi a me, che, havendo per mia benigna fortuna et per humanità di V. S. A. hauto tante volte grazia di essergli appresso, havevo più e più volte letto nel suo silenzio l'altezza de i pensieri, che ella custodiva per questo tempo. Io supplico l'A. V. S.ma, che essendo ella stata costituita da Dio per comune rettore di tanti suoi devotissimi vassalli, non sdegni tal volta di volgere anco verso di me, pur uno de i suoi più fedeli et devoti servi, l'occhio favorevole della sua grazia; della quale devotamente la supplico, mentre con ogni humiltà me gl'inchino et bacio la vesta.
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