E il Signore Iddio li dia ogni contento.
Di Fiorenza, il dì 12 di Marzo 1608(456).
Di V. S. Ill.re et Ecc.ma(457)
Serv.re Oblighat.moGiovancosimo Geraldini.
Fuori: All'Ill.re et Ecc.mo Sig.re mio Oss.moIl Sig.re Galileo Galilei.
Padova.
217.
LUCA VALERIO a GALILEO in Padova.
Roma, 4 aprile 1609.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VII, car. 93. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.r mio Col.mo
Hoggi sono otto dì ch'io ricevei la lettera di V.S.dal S.r Lodovico Cigoli, nostro commune amico, pittore eccellentissimo, il quale se m'havesse portato il rittratto di V. S. fatto da lui, com'egli sa fare, portandola nel cuore, certo ch'egli m'havrebbe fatto cosa gratissima: ma poi che invece di quell'uno n'ho ricevuti due del bell'animo di V. S., fatti l'uno dalla sua scienza, l'altro dall'eloquenza, che sono la lettera et il teorema, parto del suo felicissimo ingegno, a quello del gran Siracusano (so ch'io non mento) di nulla inferiore; tanto questi mi sono più cari et riguardevoli che non sarebbe quello, quanto la natural figura nel rappresentare le bellezze interne è inferiore alla favella, vero rittratto dell'animo.
Ma di tutto il diletto ch'io ho preso dalla lettera, quello che nella prima apparenza mi s'è offerto, è il non essere io stato hora conosciuto da V. S. per altro, che per lo libro de' centri della gravità de' solidi(458): chè s'ella m'havesse riconosciuto per quell'antico amico et devotissimo servitore ch'io le sono, crederei ch'il giuditio, ch'ella fa de' miei componimenti, nascesse più dall'affettione, che questa da quello, essendo questa tale, nell'eccesso dell'honorar gli ainici, scusa de gli errori del giuditio da niuno rigettata; con ch'io scusai li SS.ri miei amici Pompeo Caimo et Gio.
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