Desidererei, havanti che io morissi, di vedere quella grande stella co i quattro pianeti da V. S. osservati, perchè io caggio in pensiero che, essendo la stella grande, ella si haverebbe ordinariamente a vedere, se già la non fussi la terra o una di quelle macchie un poco più chiare dela strada Lattea. Ma siasi come si voglia, V. S. si degni in particulare di farmi grazia come io posso fare a vederla; e se la consiste nel'occhiale, la mi mandi due luci a proposito; che se io non gliene potrò donare le centinaia degli scudi, almeno io gliene dirò gran mercè di quore; perchè con questi occhiali che hanno fatto qua questi malandrini, io veggo la luna grande grande grande, e più chiara che io non la veggo con gli occhi ordinari, e 'ntorno ala strada Lattea veggo più distendersi il suo albore, ma finalmente quello che io la veggo con gli occhi, quello mi riesce con l'occhiale. Per la qual cosa di nuovo la riprego che, sicome ella à dato a molti amici l'avviso di questa nuova osservanza, ella dia avviso a me come io ho a fare a certificarmene, perchè questa è cosa molto del mio particulare interesso. Ma per non la infastidire più lungamente, io me le ricordo al'ordinarlo servitore. Che Dio le dia ogni sorte di felicità.
Di Firenze, li VI di Marzo 1609(600).
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maSer.re Aff.mo
Raffael Gualterotti.
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Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.reIl S.re Galileo Galilei, Lettore di Matem.che nel Studio di
PadovaRac.ta al R.mo P.re M.ro Paolo, Servita.
In Venezia per Padova.
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