Questo dì 18 di Marzo 1610, in Roma.
Di V. S. Ecc.maAff.mo Servitore
Lodovico Cigoli.
Fuori: All'Ecc.mo Sig.re et Pad.n mio Oss.mo[....] Galileo Galilei, in
Padova.
274*.
GIO. BATTISTA MANSO a PAOLO BENI [in Padova].
[Napoli, marzo 1610].
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIV, car, 84-87. - Copia di mano sincrona; a car. 87t, si legge questa indicazione, di mano di GALILEO: "Del S. Giovanb.a Manso, da Napoli". Della mano di GALILEO sono pure due aggiunte, che indichiamo in nota.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.r mio(619),
Spettava con ardentissimo desiderio lettere di V. S. per ricever avviso del suo arrivo in Padova, della sua salute e del luogo in che mi conserva della sua gratia: della quale io fo quella stima che si deve alle sue singulari virtù, e ne vivo tanto ambitioso, che non cambierei il titolo di suo servitore con quel di padrone di tutto il rimanente mondo. Aggiugneva sprone al mio desiderio la promessa che ella mi fece delle sue lettere con un'altra da Roma, alla quale ancor ch'io havessi incontanente risposto, non per ciò haveva veduta sin qui replica alcuna. Ma hora questa de' 19 del passato ha non pur adempito ogni mio desiderio, con assicurarini che V. S. tenga memoria dell'affetto dell'animo mio verso lei e con darmi certezza della sua giunta con salute (a me tanto più cara, quanto più acerbamente ho sentito il sinistro che ricevette nella gamba per la caduta), ma di gran lunga etiandio ha sopravanzato ogni mia speranza con la giunta di nuovi favori, e soprafatto ogni mio pensiero con l'avviso di nuove meraviglie, e tali che 'l dire che giamai non siano state udite nè cadute in intelletto humano (ancor che intorno all'istesse cose si sieno affaticati sin dal principio del mondo tutti gli ingegni), anzi che siano cose che trascendono l'agume e la capacità d'ogni mortal intendimento, è dir vero, ma è dir poco.
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