Ho io con istupore et con diletto grandissimo molte volte riletta la lettera sua, e comunicatala con il. S.r Porta(620) et con gli amici conosciuti da V. S. et con altri, che per la brevità del tempo non ebbero ventura a farsi conoscere da lei: la maggior parte de' quali è atterrita dalla novità e dalla difficultà delle cose in essa contenute; ma i più dotti non le giudicano impossibbili, et io, mosso dalla autorità di V. S. e del S.r Galileo, le tengo non pure possibbili, ma verissime, poi che niuna di quelle cose che possono essere (come conosco esser questa) si dee negare all'osservatione fatta da due huomini così singolari in dottrina et in bontà, quali sono le SS. VV. Anzi io porto ferma speranza, che come il secolo passato si vanta a ragione di haver scoverti nuovi et non più conosciuti mondi, così questo presente si gloriarà d'haver ritrovati nuovi et non più immagginati cieli, con tanto stupore dell'età a venire, che invidieranno noi che semo nati in questi avventurati tempi et habbiamo possuto conoscere così rari e divini ingegni, e me spetialmente che ho hauta particolar gratia di esser servitore di V. S. e di sperare di essere anche, per mezo suo, del S.r Galileo: onde, come Platone ringratiava gli Dii che l'havessero fatto nascere nel mondo ne' tempi di Socrate, così stimo dover io ringratiare il Sommo Iddio che m'habbi fatto venire in questo felice secolo, dove io possa dalla lor voce e dalle lor lettere apparar quelle cose che la soma sapienza di Lui ha voluto sin qui tener al mondo tutto celato, et hora primieramente alle SS. VV. scovrire.
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Porta Platone Dii Socrate Sommo Iddio
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