° 2° del libro 8 dell'Almagesto; lą dove ancorchč Tolomeo parlasse della Via Lattea, non perņ entrņ mai a favellare di che cosa ella si fosse, ma solamente ne descrisse il suo sito. Ma, ad ogni modo, cosa chiara č che molti hanno creduto (et io l'ho sempre stimato vero) che la Via Lattea sia sparsa e ripiena di minutissime e moltissime stelle, le quali ciascuno ha confessato non potersi per la lor picciolezza vedere: onde grand'obbligo habbiamo a V. S. et al S.r Galileo, che ci facciano testimonio di veduta di quello che molti secoli s'č per ragione di buona filosofia creduto.
Ma molto maggiore senza fallo č la terza maraviglia che appartiene alla luna: grande non solamente in sč stessa, ma ingrandita mirabilmente dallo stil di V. S., che ci rappresenta le raritą e le densitą di lei, e la varietą et inegualitą della superficie delle sue parti, i suoi seni, i monti, le valli, l'ombre e l'illuminationi che in essa appaiono, cosģ vivamente, che ci fa meravigliare e dilettare insieme; anzi ci persuade in modo, che havendola anche noi osservata con gli occhiali che habbiamo qui (co' quali possiamo vedere un huomo assai distintamente oltra 3 miglia), veggiamo, o ci par di vedere, se non le stesse, almeno somiglianti cose, e specialmente le raritą e concavitą: ma per la debolezza dell'istrumento non possiamo discernere que' seni e que' monti e quell'asprezza della superficie che veggono le SS. VV. Del che, a dire il vero, non saprei che ragione assegnare in filosofia, nč solamente secondo la quinta essenza immagginata da Aristotile, ma nemeno secondo i principii di Platone: salvo se volessimo dire, che la luna, per esser corpo diafano e forse pił simile ad uno specchio che ad altri, rappresentasse in sč stessa l'immaggini de' seni, de' monti e delle valli del globo terreno, apparendo quasi, se non tutto, il Mediterraneo o l'Oceano e quasimente tutta l'Italia o la Spagna.
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