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RAFFAELLO GUALTEROTTI a GALILEO in Padova.
Firenze, 24 aprile 1610.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VII, car. 126. - Autografa.
Molto Ill.re Sig.r
V. S. si partì senza che io potessi dirle alcune cose a bocca di qualche momento; pure forse ritornerà migliore occasione. Fratanto io ho sentito che V. S. ha visto l'occhiale di Mess. Giovambatista milanese, et attribuitoli alcuna loda. Hora, 12 anni sono, io feci uno strumento, ma non già afine di veder gran lontananze e misurar le stelle, ma per benefizio di un cavaliero in giostra e in guerra, e lo proposi al Ser.mo Gran Ferdinando et insieme al'Ill.mo et Eccel. mo Sig.r Duca di Bracciano, Don Verginio Orsino; ma parendomi debol cosa, lo trascurai. Pure ancor io, sentendo il romore del Fiammingo, presi i miei vetri e i miei cartoni, e li rimesi insieme, e tornai a considerare il loro uficio, e vedi in terra e 'n cielo molte cose molto meglio che non fa l'occhiale di Giovambatista milanese: e tale strumento mi insegnò fare quel foro che V. S. vide circa a trenta anni sono nela camera mia ala Torre al'Isola, dal qual foro io sino da la mia prima fanciullezza inparai a dubitare del modo del vedere, che la terra refletteva i raggi del sole con gran lume e molto regolatamente, e vi imparai molte bagattelle che io haveva letto esser possibile a farsi, e finalmente lo strumento che 12 anni sono io feci; dal quale indotto, 6 anni sono scrivendo sopra la nuova stella, in proposito del modo del vedere io dissi, che chi voleva veder le stelle di giorno, guatasse per una cerbottana(719). Hora io ho detto tante parole non per contrariare a la gloria di V. S, ma per esservi a parte molto e molto giustamente, poi che a me si deve quella lode che V. S. dà ad uno Belga, quelo che V. S. può dare ala sua patria.
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