Ma perchè et le lezioni private et gli scolari domestici mi sariano d'impedimento et ritardanza a i miei studii, voglio da questi totalmente, et in gran parte da quelle, vivere esente; però, quando io dovessi ripatriarmi, desidererei che la prima intenzione di S. A. S. fusse di darmi otio et comodità di potere tirare a fine le mie opere, senza occuparmi in leggere.
Nè vorrei che per ciò credesse S. A. che le mie fatiche fussero per esser men profittevoli agli studiosi della professione, anzi assolutamente sariano più; perchè nelle publiche lezioni non si può leggere altro che i primi elementi, per il che molti sono idonei; et tal lettura è solo di impedimento et di niuno aiuto al condurre a fine le opere mie, le quali tra le cose della professione credo che non terranno l'ultimo luogo. Per simile rispetto, sì come io reputerei sempre a mia somma gloria il poter leggere a i Principi, così all'incontro non vorrei haver necessità di leggere ad altri. Et in somma vorrei che i libri miei, indrizzati sempre al Ser.mo nome del mio Signore, fussero quelli che mi guadagnassero il pane; non restando intanto di conferire a S. A. tante et tali invenzioni, che forse niun altro principe ne ha di maggiori, delle quali io non solo ne ho molte in effetto, ma posso assicurarmi di esser per trovarne molte ancora alla giornata, secondo le occasioni che si presentassero: oltre che di quelle invenzioni che dependono da la mia professione, potria esser S. A. sicura di non esser per impiegare in alcuna di esse i suoi danari inutilmente, come per avventura altra volta è stato fatto et in grossissime somme, nè anco per lasciarsi uscir delle mani qualunque trovato propostogli da altri, che veramente fusse utile e bello.
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