Di Roma, li 29 di Maggio 1610.
Di V. S. molto Ill.reAff.mo S.re
And.a Labia.
Fuori, d'altra mano: Al molto Ill.re et Ecc.mo S.r S.r Oss.moIl S.r Galileo Galilei, a Padova.
Padova.
321*.
LUCA VALERIO a GALILEO in Padova.
Roma, 29 maggio 1610.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VII, car. 130. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.r mio Oss.mo
Ch'io non habbia fin qui risposto alla lettera di V. S. a me carissima, scrittami a punto sei settimane fa, com'ella dice, prudentemente et con verità incolpa non me, ma una continova indispositione di stomaco e di testa, lasciatami dalla mia lunga malatia d'otto mesi: onde non pur lo scrivere, ma il leggere quattro righe, m'era quasi impossibile. Ma hora, la Dio gratia, da sì gravi dolori fatto libero, rispondo a V. S., pregandola a lasciare ogni sospetto che l'animo mio si possa mai mutar verso di lei, essendo la luce delle sue eccellentissime virtù sì vigorosa, et la mia mente in loro tanto avidamente fisa, che mi muove in ogni occasione il volere, indi la lingua, a lodare il valore, la sapienza, l'ingegno, et la singolar bontà di V. S. La quale ringratio molto del Messagiero Celeste, ch'ella mandandomi m'ha honorato appresso questi signori dotti di Roma, et datami occasione di giustificar le diffese da me fatte per V. S., prima che qui comparissero queste sue sagacissime et ammirande osservationi: che, a dirle il vero, comechè Roma per lo più abondi d'huomini di raro ingegno et dottrina eccellente, non mancano però di quelli ch'appresso d'alcune persone di gran stato, con alcune raccolte di varie lettioni, si fanno tenere oracoli di belle lettere, et fanno con la lingua continua guerra a i veri letterati, che parlano con fondamento.
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