Il Residente di Lucca(758), con quel coglione del Dottore Mingone(759) tirolese, non cessano tuttavia di farmi insulti, come quello che havevo difeso la sua opra, appoggiandosi essi nell'autorità del Magino, con il quale dicono volere più presto errare, che acconsentire all'openione di tutto il mondo.
Mi è stato carissimo d'intendere che il S.r Pamfilio(760) si truovi ancora costì: et se prima havesse ricevute le lettere di V. S., harei risposto; ma le ho havute tardissimo, perchè ho mutato d'alloggiamento, non saputo da nessuno se non hoggi. Io son diventato castellano di Cesare, ciò è sto in Castello da un amico.
Ho ricevuta singolarissima gratia da V. S. del favore fattomi in fare riverenza a quelli S.ri Padri Maestri Pavolo et Fulgentio, a' quali resto di scrivere per scarsità di tempo. Tuttavia voglio pregare V. S. ad avvisare Maestro Pavolo di non fidarsi di continuare la prattica di scriv[ere] a uno di Parigi(761), quale mostra le sue lettere ad altri, i quali mi hanno detto particolari scritti da S. R. che sono sforzato a crederlo. Ma ne scriverò con le prime a S. Reverenza; et intenderò meglio anco li particolari dall'amico, quale è un barone todesco venuto di fresco di Parigi, che fa professione di gran politico, senza dichiararsi di che religione egli si sia: ma havendo havuto io seco amicitia in altri luoghi, so quanto pesa, et ne darò minuto raguaglio al Padre Maestro con le prime. Intanto la supplico di favorirmi di rendere a questi RR.di Padri centuplicati saluti.
| |
Residente Lucca Dottore Mingone Magino Pamfilio Cesare Castello Padri Maestri Pavolo Fulgentio Maestro Pavolo Parigi S. Reverenza Parigi Padre Maestro Padri
|