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      In proposito de i quali, mi par di dover dire a V. S. Ill.ma, già che lei mi scrive che S. A. va riservata in mettergli nella sua anticamera(784) o in altri luoghi, che l'andar circuspetto è atto degno della prudenza di ogni savio principe, et perciò laudabilissimo: tutta via mi farà grazia soggiugnergli, che quello che ha scoperti i nuovi pianeti è Galileo Galilei, suo fedelissimo vassallo, al quale bastava, per accertarsi della verità di questo fatto, l'osservazione di 3 sere solamente, non che di cinque mesi, come ho fatto continuatamente, et che lasci ogni titubazione o ombra di dubbio, perchè allora resteranno questi di esser veri pianeti, quando il sole non sarà più sole; et si assicuri S. A. S.ma, che tutti i romori nascano dalla sola malignità et invidia, la quale sì come io provo contro di me grandissima, così non creda S. A. S. in questa materia di andarne esente; et io so quel che mi dico. Ma gl'invidiosi et ignoranti taceranno a lor dispetto, perchè ho trovato il modo di serrargli la bocca; ancor che assai chiaro argomento è che loro non parlano sinceramente, il gracchiar solo per i cantoni, dando fuora il lor concetto con le parole vane, ma non con la penna et con gl'inchiostri stabili e fermi. Ma in ultimo l'esito et il frutto di queste malignità ha da esser totalmente contrario all'intenzione de i loro autori, li quali, havendo sperato di annullare questa grandissima novità col gridarla per falsa, per impossibile et contraria a tutti gl'ordini della natura, l'haveranno in ultimo resa tanto più sublime, immensa et ammiranda, se bene per sè stessa è veramente tanto nobile et degna di stima, che nissun'altra heroica grandezza se gl'avvicina.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume X. Carteggio 1574-1610
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 710

   





Galileo Galilei