Ho piacere che di Roma havesse hauto l'assenso, e per me non ho bisogno di testimonii. Io vivo tutto suo; e desideroso di servirla come devo, li b. le mani.
Di Ven.a li 10 Luglio 1610.
Di V. S. molto Illustre et Ecc.maSer.re Parat.mo
Antonio Santini.
Fuori: Al molt'Ill.re et Ecc.mo S.r mio Oss.moIl S.or Galileo Galilei, in
Padova.
357*.
ALESSANDRO SERTINI a GALILEO in Venezia.
Firenze, 10 luglio 1610.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VI, car. 63-64. - Autografa.
Molto Ill.re ed Ecc.mo Sig.r mio,
Questa bestia di quel Tedesco del Sig.r Magini, non contento del libro che V. S. dice ch'egli ha stampato, ha scritto anche una lettera a un altro Tedesco, pur sopra la materia dell'occhiale e pianeti; e non è piena se non di maledicenze che contengono scherni, cosa che invero non richiederebbe altro che un carico di bastonate, come dice il Sig.r Magini. Il furfante è tanto prosuntuoso, ch'egl'ardisce entrare nel S. G. D. nostro, con dire che gli è(806) stato dato ad intendere qua e là. Ne è venuta la copia a Firenze, non so mandata da chi, ed era in mano al Colombo(807) e io l'ho vista, ed è la più scimunita cosa che si possa vedere. Non sento già che si sia sparsa, nè vista per molti. Di più odo ch'egl'è venuto in Firenze un'altra scrittura, pur d'un Tedesco, contro il [...] di V. S., e 'ntendo che è debol cosa e che [...] persona che non è delle più sviscerate che V. S. abbia. Vedrò se posso intenderne particolari. E questo è quanto passa di nuovo.
Quanto alle composizioni, fui dal Padre Claudio Seripandi, il quale mi mostrò i versi latini ch'egli ha fatto, che mi son parsi belli affatto; e ne ha per le mani delli altri, e altri gliene sono stati mandati di fuora, che son cosa bella; e mi ha detto che voleva mutar non so che, e che però io mi contentassi che si mandassero quest'altra settimana.
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