Che poteva io rispondere? Il Sig.r Buonarroti anch'egli della prossima le manderà qual cosa, e tra [sic] io le mando un sonetto del Sig.r Piero de' Bardi(808). Non so come questi signori se l'intendino circa 'l mettere il lor nome, caso che V. S. le voglia stampare: intenderò l'umor loro. Il Sig.r Chiabrera è un pezo che se n'andò a Savona, e mi promesse di fare: per ancora non ho havuto cosa alcuna. Ella è aspettata; e volendo stampare, potrebbe farlo qua, e venire quanto prima. Gl'amici le bacian le mani: non gli novero per brevità. Io son tutto suo al solito. Dio la feliciti.
Di Firenze, il dì 10 di Luglio 1610.
Di V. S. molto Ill.re ed Ecc.aSer.e Aff.mo
Aless.o Sertini.
Fuori: Al molto Ill.re ed Ecc.mo mio Sig.reIl Sig.r Galileo Galilei, in
Venezia.
Padoa(809).
358*.
MARTINO HORKY a PAOLO SARPI [in Venezia].
Milano, 10 luglio 1610.
Riproduciamo questa lettera dall'opera Delle inscrizioni veneziane raccolte ed illustrate da EMMANUELE ANTONIO CICOGNA, Vol. IV, Venezia, MDCCCXXXIV, pag. 676. Il CICOGNA l'aveva autografa tra le sue carte.
Mag.co et molto R.do Padre,
Sapendo quanto la sia affetionata al S. Galileo, perciò, havendo io fatta stampare questa mia operetta(810) contra de lui, m'è parso mandarne una copia a V. Paternità, aciò la vedi: se dico la verità, admonisca esso Galileo, aciò possi emendar l'error suo; se io al'incontro m'ingano, la me ne dia aviso, che io mi ritratarò et non starò ostinato. Siamo statti allogiati insieme in Bologna in casa del Magini, et con quello suo ochiale habbiamo fatto prova molte volte, et sempre si è trovato falso tutto quello ha scritto.
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