Ho fatto vedere al S.r Chepplero quello che V. S. scrive et al S.r Ambasciatore et a me. In parte ha supplito con l'ordinario passato, in parte mi ha promesso di supplire questa sera con una altra lettera, se però il vino, che habbiamo bevuto insieme a pranzo, non gli fa mettere la testa sul capezzale. Si ha havuto ad impazzire ad intendere quella ciferà(858). Caro Signore, non ci tenga così a bada, havendo così segnalati malevadori contro chi volesse arrogarsi lo scoprimento di quella così grande maraveglia, maggiore della prima, ciò è de' Pianeti.
V. S. mi creda, che oltre che ho il cervello fuori di gangani (come si dice a Roma) per troppa crapula, scrivo questa in fretta grandissima. Le bacio le mani, pregandola a conservarmi suo, come son in effetto.
Di Praga, alli XVII di Agosto 1610.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.teServ.re Aff.mo
M. Hasdale.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo S.re Oss.moIl Sig.r Galileo Gallilei, Matematico di
Padova.
379.
GALILEO a GIOVANNI KEPLER [in Praga].
Padova, 19 agosto 1610.
Bibl. Palatina in Vienna. Cod. 10702, car. 65-66. - Autografa.
S. P. D.
Binas tuas epistolas, eruditissime Kepleri, accepi: priori, iam abs te iuris publici factae, in altera mearum observationum editione respondebo; interim gratias ago, quod tu primus ac fere solus, re minime inspecta, quae tua est ingenuitas atque ingenii sublimitas, meis assertionibus integram fidem praebueris: secundae, ac mox a me receptae, responsum dabo brevissimum; paucissimae enim supersunt ad scribendum horae.
Primo autem significas, perspicilla nonnulla apud te esse; verum non eius praestantiae, ut obiecta remotissima, maxima atque clarissima repraesentent, ob idque meum te expectare.
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