Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIV, car. 47. - Autografa.
Molt'Ill.re Sig.e
Desidero fuor di modo un di quegl'istrumenti che scrissi l'altra volta a V. S., insieme con un di que' libri d'osservazioni da V. S. fatte con detto istromento. Scusimi il mio S.re Galileo se io l'incomodo, et all'incontro mi comanda, che farò qualsivoglia cosa che li sii grata. Con questo, restando così servita di mandarmi dette cose subito, e li prego da N. S. Iddio salute e contento.
Da Nap., a 17 di Sett.re 1610.
Di V. S. molto Ill.
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Il Duca dell'Acerenza.
Fuori: Al S.r Galileo Galilei,
che N. S. guardi.
Fiorenza.
393**.
GALILEO a [VIRGINIO ORSINI in Roma].
Firenze, 18 settembre 1610.
Arch. Orsini in Roma. Corrispondenza di Virginio II, dal 1610 al 1611. IIC. Prot. XXI. - Autografa.
Ill.mo et Ecc.mo Sig.re
Richiede il debito della mia humilissima servitù verso V. E. Ill.ma, che io le dia conto del mio ritorno in Firenze, dove per benignità del Ser.mo Gran Duca mio Signore sono fermato al suo servizio. Io, nell'altre dimore fatte a presso S. A., scusai con la brevità del tempo la mia fortuna, del non mi haver ella presentata occasione di poter mostrar con qualche segno esterno di servitù la devozione dell'animo mio verso V. E. Ill.ma et gl'Ill.mi et Ecc.mi Signori suoi figliuoli: hora che cessa questa causa, se io continuerò di vivere totalmente ozioso nel servirla, non potrò più scusar me a presso me stesso, ma converrà che io mi reputi et condanni per servitore assolutamente inutile.
Io per tanto la supplico, che, con l'impiegar l'opera mia in qualche suo servizio, voglia in un tempo medesimo accertar sè stessa dell'ardentissimo affetto col quale io bramo i suoi comandamenti, et me dell'esser la mia devotissima servitù da lei gradita.
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