Il S. Keplero, per havere scritta la detta lettera nell'istesso tempo che leggeva la Peregrinazione di Martino, cioè in grandissima fretta, ha tralasciate alcune estreme balordaggini di colui, le quali son sicuro che haverà vedute dopo; come quella, quando cita la mia scrittura tronca, et quando, non intendendo egli niente la ragione immaginata dal S. Keplero, e posta nel fine della sua Dissertazione, in proposito dell'apparire i Pianeti Medicei hor maggiori et hor minori, dice che quella principalmente mi estermina. Io son sicuro che se il S. Keplero havesse veduto, et havuto tempo di avvertire, questi et altri luoghi, non gli haverebbe lasciati sotto silenzio; e però se ei volesse aggiugnere et inserir qualche altro concetto in questo proposito, io tratterrò il publicarla sino alla risposta di V. S. Illustrissima.
Non ho intanto mancato di scrivere a Venezia, dove mi è parso oportuno, come non saria impossibile l'havere un soggetto così eminente in quello Studio(884), quando loro procurassero di haverlo; e tanto è bastato, non havendo il suo valore bisogno di attestazione di altri là dove è benissimo conosciuto: però io tengo per fermo che ei sarà ricercato, e condotto honoratissimamente, il che saria a me di contento infinito, per la comodità del poterlo godere da presso, et anco talvolta presenzialmente.
Io non sono ancora accomodato di casa, nè sarò sino a Ognisanti, conforme alla consuetudine di Firenze; però non ho potuto fare accomodare miei artifizii da lavorar li occhiali, delli quali artifizii parte vanno murati, nè si possono trasportare: però non si meravigli V. S. Ill.ma se tarderò ancora a mandargli il suo; ma procurerò bene che la dimora sia compensata con l'eccellenza dello strumento.
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