Io non so, nè chi me lo disse mel seppe bene dire: basta; V. S. vi avertischa, se lo fa vulgare. Et anche dà lor noia e gran fondamento fanno sopra lo avere inventato altri l'ochiale, et che ella se ne fa bello. Tutto dico a V. S., acciò si armi et che i nimici non la trovino sprovista alla difesa.
Mi scrive in una sua che io presentasse una lettera a Sua Ecel.za, mi immagino al Sig.r Don Virginio(890); la quale lettera io non ò auta, nè ne so nulla altro. Ora V. S. comandi se io l'ò da servire in cosa alcuna, perchè io sono cor ogni prontezza preparato ad ogni suo cenno: et baciandoli le mani, le prego da Dio ogni maggior contento.
Di Roma, questo dì primo di Ottobre 1610.
Di V. S. Ecc.maAff.mo Servitore
Lodovico Cigoli.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Fiorenza.
404*.
GIO. ANTONIO MAGINI a GALILEO in Firenze.
Bologna, 2 ottobre 1610.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VII, car. 154. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.or mio Oss.mo
Feci sapere al S.or Roffeni quanto V. S. m'haveva scritto, mandandogli una polizza in villa; il quale m'ha mandata questa lettera per lei(891), con occasione della quale voglio scriverle quello che non ho voluto scrivere nella mia prima lettera(892), acciò ch'havesse potuta nell'occasioni mostrare, et massime al Ser.mo G. Duca in occasione dello specchio. Dicole dunque hora, che se mi farà questa gratia di farmi dare a S. A. uno di questi miei specchi grandi, che pesano sino a cento libre et hanno di diametro sino a 20 oncie del piede di Bologna, dal quale comprenderà poi il giro, oltre l'obligo ch'io gli tenirò in perpetuo, gli sarò ancora cortese d'un specchio assai bello et nobile, di mediocre grandezza; ch'è a punto quello ch'io tengo nel mio studio sopra quel tavolino, che fu da lei et dal S.or suo cognato(893) veduto, il quale a punto lo havevo destinato di donare al S.or Fuccari, ambasciatore Cesareo, se mi faceva riscuotere dalla Maestà Cesarea i tre millia taleri assignatemi per la ricognitione de i miei specchi: et ho a punto scritto martedì al detto, ch'haverò caro di ultimare quanto prima questo negotio; altrimenti io darò via questo ch'havevo destinato alla detta Maestà, se me ne venirà occasione.
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