Di Roma, a dì 23 d'Ottobre 1610.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maSer.re Aff.mo
Luca Valerio.
Fuori: Al molto Illustre et Ecc.mo Sig.r mio Oss.moIl S.r Galileo Galilei.
Firenze.
416.
MICHELANGELO BUONARROTI a GALILEO in Firenze.
[Roma, ottobre 1610].
Bibl. Naz. Fir. Mss Gal., P. I, T. XV, car. 8. - Autografa.
Molto Ill.e Sig.r mio,
Le grazie che si convengon rendere a chi è desideroso di servire altrui a ragione, e per quanto è in suo potere si studia di farlo, ben che il servizio ne succeda poco efficace, sono lo accettar una buona voluntà; la quale ero sicurissimo che era accettata da V. S. subito che da me le venne la poverella e rozza mia canzonetta(910), che da lei troppo più cortesemente del merito è così lodata. Non ci avevano adunque luogo quelle scuse che V. S. fa meco, in aver (dice ella) differito a rendermi grazie da Padova a Firenze, e da Firenze a Roma. Ma bene dal mio ritrovarmi qua alla sua venuta costì (benchè da me invidiata) ne è incontrata buona ventura, poi che le stesse grazie che la sua amorevolezza testifica che mi avrebbe fatte in voce, mi avrebber fatto più arrossire che lontane non fanno, se il non meritato dono suol porger qualche vergogna al ricevitore. In qualunque modo finalmente mi siano venute, quantunque non meritate, mi fanno al presente riringraziar V. S. di quelle e del cortesissimo affetto che le muove e che muove V. S. a tanto onorarmi quanto ella fa, e massimamente in dolersi della assenza mia costì alla sua venuta, quando io qua, intendendo la sua venuta costà, debbo dolermi della mia partenza, per essermi privo e del goderla e del poterla servir di presenza; il che spero che sia per succedere fra non molti giorni, non ostanti gli allettamenti di Roma, che non son pochi.
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