Ma io m'assicuro che la prudenza di V. S. si consiglierà prima con Galeno.
Quanto all'Ill.mo S.r Filippo Salviati, gentilhuomo di bonissime lettere, come V. S. mi scrive, per esser tale, V. S. lo preghi ad accettarmi nel numero de' suoi servitori, benchè inutile. Nè havendo altro che scriverle per hora, bacio a V. S. le mani, come fa ancor la S.ra Margherita, augurandole da Dio felicità.
Di Roma, li 28 di Gennaro 1611.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maSer.re Aff.mo
Luca Valerio.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo S.re Oss.moIl S.r Galileo Galilei.
Firenze.
470.
GALILEO a Marco Welser [in Augusta].
[Firenze, febbraio 1611.]
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. III, T. VII, 1, car. 40-41. - Minuta autografa. A car. 41t. GALILEO annotò: "Copia d'una lettera scritta da me al Sig. Velsero".
Ill.mo Sig.re et Pad.ne Col.mo
Altro stile che quello di un semplice, anzi rozo, matematico saria necessario per condegnamente rispondere alla gentilissima lettera di V. S. Ill.ma delli 7 del passato(108); ma benchè dalle note della voce e della penna io resti di sì lunga mano superato et confuso, procurerò almeno che negl'affetti dell'animo io non sia(109) vinto, se non in quanto una sola stilla della grazia et del favore di V. S. è senza misura da pregiarsi più che l'intera mia servitù et devozione. Condoni pertanto la sua benignità le imperfezioni et mancamenti del mio ingegno alla prontezza et osservanza della buona volontà; nè meritando io di essere arrolato tra i suoi cortigiani(110) facondi, assai grato luogo mi sarà tra i servidori sinceri: et tale gli sono et sarò in perpetuo.
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