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      Cons. Wacker verso di me, la quale io infinitamente stimo et apprezzo. Et poi che quella ha principalmente origine dall'havere io incontrate(159) osservazioni necessariamente dimostranti(160) conclusioni per avanti tenute(161) vere da Sua Sig. Ill., per confermarmi maggiormente(162) il possesso di grazia tanto pregiata da me, prego V. S. Ill.ma a fargli intendere per mia parte, come, conforme alla credenza di Sua Sig.ria Ill.ma(163), ho demonstratione certa, che sì come tutti i pianeti ricevono il lume del sole, essendo per sè stessi tenebrosi et opachi, così le stelle fisse risplendono per loro natura, non bisognose della illustrazione de i raggi solari, li quali Dio sa se arrivano a tanta altezza più di quello che arrivi a noi il lume di una di esse fisse.
      Il principale fondamento del mio discorso è nell'osservare io molto evidentemente con l'occhiali, che quelli pianeti, di mano in mano che si trovano più vicini a noi o al sole(164), ricevono maggiore splendore, et più illustremente ce lo riverberano: et perciò Marte perigeo, et a noi vicinissimo, si vede assai più splendido che Giove, benchè a quello di mole assai inferiore; et difficilmente se gli può con l'occhiale levare quella irradiazione che impedisce il vedere il suo disco terminato et rotondo, il che in Giove non accade, vedendosi esquisitamente circolato: Saturno poi, per la sua gran lontananza, si vede essattamente(165) terminato, sì la stella maggiore di mezo come le due laterali(166) piccolissime; et appare il suo lume languido et abacinato, senza niuna irradiazione che impedisca il distinguere i suoi 3 piccoli globi terminatissimi.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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