Hora, poichè apertissimamente veggiamo che il sole molto splendidamente illustra Marte vicino, et che molto più languido è il lume di Giove (se bene senza lo strumento appare assai chiaro, il che accade(167) per la grandezza et candore della stella), languidissimo et fosco quello di Saturno, come molto più lontanto(168), quali doveriano apparirci(169) le stelle fisse, lontane indicibilmente più di Saturno, quando il lume derivasse dal sole? Certamente debolissime, torbide e smorte(170). Ma tutto l'opposito si vede: però che se rimireremo, per esempio, il Cane, incontreremo un fulgore vivissimo che quasi ci toglie la vista, con una vibrazione di raggi tanto fiera et possente, che in comparazione di quello rimangono i pianeti, e dico Giove(171) et Venere stessa, come un impurissimo vetro appresso un limpidissimo et finissimo diamante. Et benchè il disco di esso Cane apparisca non maggiore della cinquantesima parte di quello di Giove, tutta via la sua irradiazione è grande et fiera in modo, che l'istesso globo tra i proprii crini si implica et quasi si perde, et con qualche difficultà si distingue; dove che per Giove (e molto più Saturno) si veggono et terminati, et di una luce languida et per così dire quieta. Et per tanto io stimo che bene filosoferemo referendo la causa della scintillazione delle stelle fisse al vibrare che elle fanno dello splendore proprio et nativo dall'intima(172) loro sustanza, dove che nella superficie de i pianeti termina più presto et si finisce la illuminazione che dal sole deriva et si parte.
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