Che per non affastidirla, gli baccio le mani, come fa il Sig.r Magino.
Di Bologna, il dì 4 di Marzo 1611.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maSer.re di cuore
Gio. Ant.o Roffeni.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo S.re e P.rone mio Col.moIl S.r Galileo Galilei, Math.co del Sereniss.o G. Ducca di Toscana, a
Firenze.
491.
GALILEO a CRISTOFORO CLAVIO in Roma.
Firenze, 5 marzo 1611.
Cfr. l'informazione premessa al n.° 8.
Molto Rev.do P.re et mio Sig.r Col.mo
La speranza di dover trasferirmi sin costà per alcuni miei affari, mi ha di giorno in giorno trasportato sino a questo tempo senza rispondere alla cortesissima e dottissima lettera del molto Reverendo Padre Cristoforo Griembergero, alla quale mi pareva di non poter pienamente satisfare se non a bocca, per le molte repliche che mi potriano esser fatte; ma prima un poco di malattia, poi alcune estraordinarie occupazioni, et insieme una pessima et fastidiosissima stagione lungamente durata et che ancor dura, mi hanno condotto a questo tempo. Finalmente, per grazia di Dio et del Serenissimo G. Duca mio Signore, sono ridotto in termine di spedizione et in procinto di partirmi, come spero alla più lunga fra 8 giorni, concedendomi la benignità del G. Duca ogni comodità nel venire, nello stare et nel ritorno. Con tutto questo non ho voluto restare di scrivere a V. S. molto R. et al molto Reverendo Padre Griembergero insieme, acciò più lungamente non prendessero ammirazione del mio silenzio, proceduto solamente perchè è più di un mese che sono, come si dice, col piede in staffa per partire.
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