Le sue lucidissime Stelle Medicee sono pervenute fina in quella fredissima zona di Moscovia. Un amico mio mi haveva mandato d'Italia il suo libretto, veramente degna osservatione di un così raro ingegno. Non haverà il Ptolomeo quel vanto di haver posseduto tutta questa dottrina(192): la nostra etade sarà, al parangone con l'antica, così da tutti celebrata. Io, come amico et servitor suo, mi ralegro molto che 'l suo nome alla imortalità sarà consacrato, e da tutti honorato e admirato. Se non fosse con suo discomodo, io la pregerei che si degnase farmi partecipe di queste sue osservationi, rimetendomi però alla sua buona volontà; alla qualle per fine, desiderandogli ogni suo gusto, gli baccio le manni et m'offero.
Di Bologna, li 8 Marzo 1612.
Di V. S. Ecc.maAff.mo Amico et Ser.re
Christophoro Duca di Sbaras.
Fuori: Al Ecc.mo et Amico mio Oss.moIl S.r Dott.re Galileo Galilei.
Fiorenza.
494*.
ANTONIO SANTINI a GALILEO in Firenze
Lucca, 9 marzo 1611.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXXVIII, n.° 164. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo S.r mio Oss.mo
Sono alquanti giorni che mi trovo gionto qua alla patria, ma non anche accomodato per la quiete; chè nullo altro negocio che la villa non mi preparo. In ogni loco sempre sa quanto habbia obbligo di servirla.
Qua è stata mandata l'operetta del Sizio(193), molto spropositata e di nullo fundamento. Io l'incarico di far quanto prima uscire qualche altra sua fatica, e far tacere tanti o siano invidiosi o vero ignoranti. Desidero saper qualche bona nova di lei; et mi conservi in sua gratia, che per fine le b. le mani.
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