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      Et chi dirà che le zucche vinchino di nobiltà il pepe o i garofani, o che le oche tolghino il pregio a i rosignuoli? Anzi pure, se noi vorremo riguardare più sottilmente gl'effetti(292) della natura, troveremo, le più mirabili operazioni derivare et esser prodotte da mezi tenuissimi. Et discorrendo prima per le cause(293) motrici de i nostri sensi più perfetti, quello che ci muove il senso dell'udito, et per esso trasporta in noi i pensieri, i concetti e gl'affetti altrui(294), che altro è che un poco di aria, sottilmente increspata dal moto della lingua et delle labbra di quello che parla? et pure niuno sarà che non conceda, questa leggerissima affezione dell'aria superare di gran lunga in eccellenza e nobiltà quella grande agitazione de i venti, che scuote le selve e spinge i navilii per l'oceano(295). Quale è la picciolezza e sottilità delle specie visive, che dentro all'angustissimo spazio della nostra pupilla racchiude la quarta parte dell'universo? et qual mole hanno i fantasmi che alterano il nostro cervello, hora eccitando l'imaginativa a farci presente quanto haviamo veduto, sentito o inteso in vita nostra, hora svegliando la memoria a ricordarci di tante cose passate? Io potrei raccontare mille e mille grandissimi affetti et effetti, che da picciolissime cause dependono; ma credo bastar questo poco, che ho accennato, per mostrare come la sovranità della virtù non si deve solamente dalla grandezza del corpo misurare(296), anzi che molti et molti sono gli effetti(297), nella perfezzione(298) de i quali si ricerca et è necessaria la picciolezza e tenuità delle cause efficienti: et tali par che siano i più spirituali, et in consequenza quelli che, per così dire, più della divinità sono partecipi.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834