Et se noi(299) volessimo discorrere per le cause inferiori, motrici degl'affetti, delle potenze et delle virtù dell'anima nostra, non ci mancheriano mille esempi sensati e certi, come alcune facultà sono eccitate in noi da cause massime et veementi, le quali cause non solo non sono accomodate a commuovere in noi alcune altre virtù, ma totalmente le impediscono et le destruggono, nè possono se non da i loro contrarii essere promosse et attuate. Ecco l'ardire nel(300) cuore, l'animosità negli spiriti, il disprezzo dei pericoli e della morte stessa, desto prima dal vino(301), poi mirabilmente eccitato dallo stridore(302) delle argute trombe et dal suono(303) de i tamburi tra gli strepiti d'armi e di cavalli, ne i tumultuosi movimenti d'armate(304) squadre, per l'aperte campagne, al più lucente sole; et all'incontro, eccovi nella più profonda e tenebrosa notte, dal muto silenzio di deserta solitudine soppresso l'ardire, et promosso il timore e la paura. Ma se attenderemo quali cose rischiarino, e quali perturbino, la facultà discursiva et speculativa dell'intelletto nostro, troveremo come le tenebre, la quiete, il digiuno, il silenzio et la solitudine mirabilmente la eccitano; dove che i tumultuosi movimenti, gli strepiti, et i fumi del vino l'ottenebrano e totalmente impediscono. Se dunque, tra le cause inferiori, diametralmente contrarie sono quelle che l'audacia del cuore et la speculazione dell'intelletto promuovono, è ben anco ragionevole che differentissime siano le cagioni superiori (se pure operano in noi), da le quali l'ardire o la speculativa facultà(305) dependono; et se le stelle operano et influiscono principalmente col lume, potrassi per avventura con qualche probabile coniettura(306) dedur l'ardire et la bravura dell'animo(307) da molto grandi(308) et veementi stelle, et(309) l'acutezza et perspicacità dell'ingegno da lumi sottilissimi(310) et quasi invisibili.
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