Dubito ancora che Saturno non possa essere ovato, ma che appaia tale perchè quelle stelle a lui congiunte siano veramente staccate, ma non si possa di qua giù vedere, ovvero per cagione di parti più rare che siano in quel corpo, o per causa del moto, o ch'altro si sia. Mi muovo a dir questo, perchè nei corpi celesti, dove non è la mistione, non v'è ragione d'inegualità di figura, massimamente ch'essendo la figura sferica la più perfetta, è conveniente che l'abbiano i corpi e globi celesti; e tanto più, quanto sono più supremi. Desidero ch'ella mi degni di qualche risposta, acciocchè io insiememente impari e sii onorato da lei; e mi comandi, che la servirò di cuore. E le bacio le mani.
Di Firenze, alli 27 di Maggio 1611.
Di V. P. molto R.
Servit. Affezionatiss.
Lodovico delle Colombe.
535.
FRANCESCO MARIA DEL MONTE a COSIMO II, Granduca di Toscana, [in Firenze].
Roma, 31 maggio 1611.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XV, car. 39. - Copia di mano sincrona.
Ser.mo Sig.r P.ron mio Col.mo
Il Galileo, ne' giorni che è stato in Roma, ha dato di sè molta sodisfatione, e credo che anche esso l'habbia ricevuta, poi che ha hauto occasione di mostrare sì bene le sue inventioni, che sono state stimate da tutti li valent'huomini e periti di questa città non solo verissime e realissime, ma ancora maravigliosissime; e se noi fussimo hora in quella Republica Romana antica, credo certo che gli sarebbe stata eretta una statua in Campidoglio, per honorare l'eccellenza del suo valore. Mi è parso debito mio accompagniare il suo ritorno con questa lettera e far testimonianza a V. A. S. di quanto di sopra, assicurandomi che ella sia per sentirne gusto, per la benignia voluntà che tiene verso i suoi sudditi e valent'huomini, come è il Galilei.
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